Sei mai stato ingenuo?

©Efrem Raimondi. All Rights Reseved

AVVERTENZA!
Questo articolo è già stato pubblicato nel dicembre 2013.
Lo ripubblico integralmente con qualche piccola modifica.
Aggiunte anche un paio di immagini.
Che non so perché non le avevo pubblicate allora.
L’originale lo nascondo, commenti inclusi.
Ma resta tutto a disposizione.
Una traccia per le prossimissime cosiddette lectio magistralis.

Uno spunto.
Uno sputo.

 

Ingenui, eccessivi, sfrontati.

In che altro modo si può essere se privi di esperienza?
Ingenuo, latino… nel diritto romano coincide con lo stato di Libero.
L’ingenuità non la apprendi né la coltivi e, anzi, ne perdi un pezzo man mano che campi.
A favore di conoscenza e esperienza, che sono importanti… ma dopo!
Prima c’è la condizione ingenua. E faresti bene a sfruttarla se hai vent’anni e vuoi fotografare.
Perché è questo il momento in cui misuri il tuo talento.
Che è una dote gratuita, e proprio per questo non va gettata.
Si getta ciò che si compra, non i regali.
E va mostrata il prima possibile: al bando tutto! Incertezze, paure, ritrosie e bon ton.
Conta solo la dote.
Il cui valore non dipende dagli altri. Gli altri se ne fregano, quindi non sono un alibi da sventolare.
Non può neanche essere un alibi il fatto di non essere figlio della/del grande: fotografo, pittore, musicista, regista, imprenditore, architetto, giornalista, direttore – di qualsiasi genere – avvocato, critico,  premio Nobel, attore eccetera.

I FIGLI DI hanno un indubbio vantaggio… ottimo per la carriera professionale.
È così, facciamocene una ragione.
Ma che importanza ha? Il talento è altra roba. E può riguardare chiunque.
Col vantaggio che se lo mostri, si vede!
Non dico che le condizioni famigliari non abbiano un peso, dico che non c’è altro modo che fottersene. Perché se pensi che tutto sia precluso per via del natale, non solo ti sbagli ma, cosa ancora più grave, sei un soldato dello status quo, di quel conservatorismo che non ha bandiera e che vorrebbe tutto davvero ridotto alla misura del potere costituito.
Mentre è solo con l’insurrezione e la rivolta che le condizioni cambiano.
Sempre.
L’arma che hai a disposizione è il tuo talento.
Quindi non cincischiare, mostralo!

Sappi che più è evidente e cristallino, più sarà offeso: da chi non lo riconosce e da chi lo riconosce bene ma non lo ritiene utile.
Sai che me ne faccio dell’utilità? Come regalare un minipimer alla fidanzata…

C’è sempre però qualcuno da qualche parte, che a sue spese potrebbe ammiccare.
Dagli retta.

In genere è riconoscibile, non pirla in giro e è onesto: ti dice con assoluta precisione cosa fare. Come muoverti.
Lo riconosci anche dal fatto che non ti rimbalza a qualcun altro, ma si assume personalmente l’onere di offrire un argine al tuo talento.
Perché senza un argine, rischi di disperdere un patrimonio.
Gli argini sono il luogo dove l’ingenuità trova forma e diventa volume, peso specifico. Espressione.
Essenzialmente a questo dovrebbero servire i portfolio reading: a riconoscere il talento.
Se c’è.
Qualcuno mi dica se è così che funziona.
Ho fatto entrambe le cose: mostrato il mio portfolio a suo tempo, e letto diversi portfoli negli ultimi anni.

Potrei dilungarmi sulla variopinta fauna, abbigliata d’aura fotografica, di entrambi gli schieramenti.
Da una parte  presunzione e cliché random, poi ogni tanto un talento.
Idem dall’altra. Quindi è patta.
E comunque se proprio devo scegliere, io sto con me. 
E con pochi altri.
Io mi fido di più dei poco allineati. Se sei lì col tuo portfolio e sei un vero talento, faresti bene a fare altrettanto.
Perché l’allineamento è solo un grado della conservazione. 
Mentre tu devi spingere. Rompere gli equilibri.
È spesso l’unica chance che hai. Oggi più che mai.
Se poi devi anche per forza urlare Largo ai giovani! per spirito di appartenenza generazionale, fallo pure. Con la consapevolezza che è un’enorme cazzata demagogica.
E che a breve lo sentirai dalla bocca di chi di anni ne ha cinque meno di te.
Faresti meglio a urlare a squarciagola Largo al talento! Che è la vera discriminante.

Già… ma come si fa a riconoscere il talento?
È facile: guarda da un’altra parte. E lo fa con una semplicità e una caparbietà che non lasciano dubbi.
Lo fa con una leggerezza incosciente, mostrando bene il fianco e fregandosene dei risvolti.
Quasi ignaro del trend, va per la sua strada. Che è ben visibile.
Il tempo poi dirà se si è smarrito per i troppi tornanti o se qualche curva non gli ha impedito di maturare, di puntualizzare il senso della propria rivolta.
Perché, ribadisco, il talento è rivolta. Non emulazione, non scimmiottamento.
Convengo che oggi è tutto molto più difficile. Ma quando tocca a te, indipendentemente dall’epoca in cui vivi, è sempre tutto più difficile.
Certo, il surplus di fuffa disorienta. Mai come in quest’epoca le sembianze mediatiche dirigono la danza.
Ma tant’è.
Se il tuo talento è vero, saprai disciplinarlo.
E supplire allo sgomento.

© Efrem Raimondi. All rights reserved

©Efrem Raimondi. All Rights Reseved

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© Efrem Raimondi. All rights reserved

Questo lavoro è del 1981.
Proclamato dall’ONU ”Anno Internazionale dell’Handicappato”.
Diversamente abili se fosse adesso. Per me non cambia niente.
Realizzato presso il centro ANFFAS di Legnano. Allora un’avanguardia.

Segue di pochi mesi quello sul terremoto irpino, che ho qui pubblicato un po’ di tempo fa.
 Lo spirito è lo stesso.
Stesso anche tutto l’armamentario fotografico e il suo uso un po’ così, disinvolto…

Stesso piglio reportagistico, intimista e completamente avulso dallo spirito di allora.
Ma anche di adesso.
Questo e quello sono la mia vera matrice espressiva: tutto da qui!
Che poi ho fatto altro. E il reportage, chissà…

Stesso tutto…
Stessa ingenuità.
Che è ciò che mi ha permesso di fare il fotografo. 
Altre possibilità non ne avevo.
Ma avevo ventidue anni.

Questo è il primo lavoro che ho pubblicato.

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La Fotografia…

Efrem Raimondi - Polaroid

 


La Fotografia è lo strumento che uso per esorcizzare la morte.
Non la mia, a quella sopravvivo.
Quella degli altri. Quella di chi amo.
Abbiamo respirato la stessa aria… ciao Anna Maria.
Ciao zia.

© Efrem Raimondi. All rights reserved

Polaroid, dicembre 1997.
Dalla serie Appunti per un viaggio che non ricordo.

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Nape One – no message

 

Efrem Raimondi - NAPE ONE video


In mezzo al lago mi spengo
e tutto è lontano…
Sta’ zitta…
Lake and Nape. No message.
I just want you.

28 secondi punk… così eravamo, così siamo.

© Efrem Raimondi. All rights reserved

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Juan Muñoz all’Hangar Bicocca

Juan Muñoz by Efrem Raimondi

 

Milano, 1 agosto 2015, h. 18,30: Hangar Bicocca.
Potevo andarci ben prima, visto che questa mostra di Juan Muñoz è lì dal 9 aprile…
Il titolo è: Double Bind & Around.
Potevo andarci prima…
E invece ho fatto bene ad andarci adesso, quando tutti l’hanno già vista.
E quindi mi sono goduto il gigantesco spazio di Hangar Bicocca. Quasi vuoto… una decina i presenti persi in un volume immenso. Splendido.

La scultura è fantastica.
Perché ci giri attorno. Perché ti allontani, ti avvicini, ti abbassi, ti alzi. E cambia.
È ferma. Non si sposta di un millimetro da se stessa… dal posto che le è stato assegnato o dal percorso che le è stato imposto se prevista mobile – e qui ci sono delle opere dinamiche, un paio.
Invece tu sei libero di muoverti . E questo, con la scultura, è fondamentale.

Quello che appare immediatamente evidente in questa mostra è che anche la distanza, lo spazio e la sua sproporzione sono elementi espressivi fondamentali dell’opera di Muñoz… impressionante la scena che subito si presenta appena varcata la soglia.
Ma questa del rapporto con lo spazio, è patrimonio imprescindibile della scultura e delle opere di installazione. Perché coi volumi si misurano sempre. Solo che qui è sottolineato e in sé è linguaggio.

L’unico precedente espositivo di Double Bind, che è il focus della mostra – in tutto altre opere per un totale di quindici – risale al 2001 per la Turbine Hall della Tate Modern di Londra. Poi stop. Questa è la seconda volta.
E della mostra non dico altro: va vista.

Quello che invece c’è, è che trascorso il minuto iniziale in cui resti lì, statico come una mattonella con un hangar sopra, poi con le opere dialoghi. E lo fai a modo tuo.
E questo è il nostro focus: misurarsi, dialogare, metabolizzare le opere che sono di altri.
E quando di opere vere si tratta, la dialettica produce altro.
E ciò che poi tu restituisci, è altro.
Qui mischio le carte, perché ho anche una voglia, e un’esigenza informativa.
Ma la strada che mi affascina è la nuova relazione che puoi creare.
Quando puoi girarci intorno, quando hai davvero di fronte linguaggio solido.
Quando un’opera ti catapulta altrove.
E tu hai l’immediata, imprescindibile necessità di appropriartene.
Come sempre. Come con tutto.
Puoi farlo.
Devi farlo.

Quanto è straordinariamente potente ‘sta mostra…

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Juan Muñoz by Efrem Raimondi

Juan Muñoz by Efrem Raimondi
Juan Muñoz by Efrem Raimondi
Juan Muñoz by Efrem Raimondi
Juan Muñoz by Efrem Raimondi
Juan Muñoz by Efrem Raimondi
Juan Muñoz by Efrem Raimondi
Juan Muñoz by Efrem Raimondi
Juan Muñoz by Efrem Raimondi
Juan Muñoz by Efrem Raimondi
Juan Muñoz by Efrem Raimondi
Juan Muñoz by Efrem Raimondi
Juan Muñoz by Efrem Raimondi
Juan Muñoz by Efrem Raimondi
Juan Muñoz by Efrem Raimondi
Juan Muñoz by Efrem Raimondi
Juan Muñoz by Efrem Raimondi
Juan Muñoz by Efrem Raimondi
Juan Muñoz by Efrem Raimondi
Juan Muñoz by Efrem Raimondi© Efrem Raimondi. All rights reserved
Nota: tutte le immagini in iPhone 6.

iPhone 4s

Juan Muñoz, Double Bind & Around
Fondazione Hangar Bicocca
Milano, via Chiese 2
Tel. +30 02 66111573
info@hangarbicocca.org

Orari:
giovedì/domenica: 11.00 – 23.00
lunedì/mercoledì: chiuso.
Fino al 30 agosto 2015.

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Io rinascerò – I will be born again


Efrem Raimondi iPhonephotography.


Sbattuto qui.
In mezzo a tanti altri così.
E ti vedo.
Distintamente lì
con quell’affare in mano
che ti copre la faccia.
Ma so chi sei.
Ti aspettavo.
E io rinascerò.

P.S.
La discarica è la mia fotografia.
Così decido della vita di ciò che mi riguarda.
E che vedo.
Hey Hey, My My… Photography can never die.
E io rinascerò.
Tu che sei distante
che te ne freghi delle mie sedie qui
tu, pezzo di merda, no.

© Efrem Raimondi. All rights reserved

Efrem Raimondi iPhonephotography.

Efrem Raimondi iPhonephotography.

Efrem Raimondi iPhonephotography.

Efrem Raimondi iPhonephotography.

Efrem Raimondi iPhonephotography.

Efrem Raimondi iPhonephotography.

© Efrem Raimondi. All rights reserved

iPhone 4s. Marzo, aprile, luglio 2015.

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Donne sulla Donna – 1

Donne - Efrem Raimondi blog

Donne che fotografano la donna…
Perché ho sempre notato, nel confronto, la diversità dello sguardo maschile, che spesso non mi piace.
Non credo esistano differenze se parliamo d’altro.
Anzi nego ci sia un’arte maschile e una femminile. Qualsiasi linguaggio si usi.
Ma se il soggetto diventa la donna, sembrano esserci davvero due mondi distinti.
Due sguardi diversi. Che in fotografia si accentuano.
La cosa che immediatamente noto è il rispetto.
Che è trasversale, cioè indipendente dalla qualità espressiva e dall’approccio.
Potrebbe essere, la donna, tende e fiorellini o puttana di strada, giusto per tirare gli estremi: lo sguardo dell’autrice non è mai volgare.
Non nasconde e non sottende niente.
Semmai è intimo. Semmai è davvero complice.
E il soggetto donna, fosse anche desiderio confessabile solo attraverso il medium fotografico, è sempre ricco di dignità.
E soprattutto è davvero centro dello sguardo.
Tutta. Non sezione carnale simile al naufragio maschile sulla sponda tette e culi. E figa.
Eppure c’è durezza… in alcune autrici c’è.
Ma non trovo rituali cannibali.
Se poi si vuole entrare nello specifico rappresentativo, non vedo idealizzazione.
Non vedo stereotipi tanto presenti nell’iconografia contemporanea, propria soprattutto di molti magazine… che invece mi sembrano attaccati alla parodia monotona della perfezione.
Ma anche fuori dal fotografico, ma che appeal ha una bambolotta di plastica, tutta liscia e tutta panna?
Ma che idea avete del desiderio?
E anche quella rara autrice che emula il trend subculturale mediatico – qualcuna mi capita di intercettarla – si vede che non ci crede.
Ci prova e basta. Poi le viene l’esaurimento nervoso. Garantito.
Credo insomma in uno specifico sguardo femminile sulla donna.
Dal quale dovremmo trarre le dovute conseguenze.
Fossimo anche il direttore della super mega rivista che fa sbalordire il mondo… ma sarà vero poi?
Cinque fotografie e sei domande:

Efrem Raimondi blog

Le autrici che ho interpellato, perché le conosco, sono: Laura Albano, Elisa Biagi, Silvia Cardia, Monica Cordiviola, Dana de Luca, Isabella De Maddalena, Iara Di Stefano, Benedetta Falugi, Cinzia Garbi, Antonella Monzoni, Maria Serena Patanè, Vanessa Rusci.
Le risposte si trovano nel PDF dello spazio di ogni autrice.

© Efrem Raimondi. All rights reserved

LAURA ALBANO
From the series Confidenze intime, 2000.
Color negative film

©Laura Albano

©Laura Albano

©Laura Albano©Laura Albano

©Laura Albano

 © Laura Albano. All Rights Reserved    R I S P O S T E

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ELISA BIAGI
Digital camera

©Elisa BiagiSenza titoloAutoritratto, 2015

©Elisa Biagi

Senza titolo – Autoritratto, 2015

©Elisa Biagi

 kinny love, 2012 –  From the series Solo andata

©Elisa Biagi

Chiara Gelmini – Trieste, 2014
Foto di scena di un cortometraggio in collaborazione con Rinarrate e il centro antiviolenza Casa delle donne

©Elisa BiagiComplici – Milano, 2015
© Elisa Biagi. All Rights Reserved     R I S P O S T E

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SILVIA CARDIA
From the series Woman way, 2014.
Digital camera

© Silvia Cardia

© Silvia Cardia

© Silvia Cardia

© Silvia Cardia

© Silvia Cardia

Modella: Arianna Besana
© Silvia Cardia. All Rights Reserved     R I S P O S T E

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MONICA CORDIVIOLA
Bellezze da postumi di una notte di eccessi.
Estrapolazione della poesia della realtà più che ricerca della perfezione, 2014 – 2015
Digital camera

© Monica Cordiviola

© Monica Cordiviola

© Monica Cordiviola

© Monica Cordiviola

© Monica Cordiviola

Modelle:
Alessandra Giulia La Bassi, Francesca Matisse, Giulia Privitera, Francesca Franzon
© Monica Cordiviola. All Rights Reserved     R I S P O S T E

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DANA DE LUCA
From the series Corpi liquidi, 2007 – 2012
Digital camera

© Dana de Luca

© Dana de Luca

© Dana de Luca

© Dana de Luca

© Dana de Luca

© Dana de Luca. All Rights Reserved     R I S P O S T E

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ISABELLA DE MADDALENA
Digital camera

© Isabella De Maddalena

From the series A longer leave for Polish mothers, 2013

© Isabella De Maddalena

From the series Lipsticks & Babies, 2011

© Isabella De Maddalena

From the series Lipsticks & Babies, 2011

© Isabella De Maddalena

From the series Norway, every mother’s dream, 2012

© Isabella De Maddalena

From the series Nome: Mohamed. Nazionalità: Italiana, 2008
© Isabella De Maddalena. All Rights Reserved     R I S P O S T E

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IARA DI STEFANO
Insonnia, 2014
Digital camera

© Iara Di Stefano ids_2 ids_3 ids_4 ids_5

 © Iara Di Stefano. All Rights Reserved     R I S P O S T E

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BENEDETTA FALUGI
Color negative film

© Benedetta Falugi

 Senza Titolo, 2011

© Benedetta Falugi

 Senza Titolo, 2010

© Benedetta Falugi

 Senza Titolo, 2013

© Benedetta Falugi

 Senza Titolo, 2009

© Benedetta Falugi

 Senza Titolo, 2009
© Benedetta Falugi. All Rights Reserved     R I S P O S T E

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CINZIA GARBI
Digital camera

© Cinzia Garbi

Regarder, self timer – 2010

© Cinzia Garbi

Silent – self timer, 2009. From the series Suicidi 

© Cinzia Garbi

Combatterò dalla tua parte, 2005. From the series fantoccio

© Cinzia Garbi

Muoviti libera, 2008. From the series Pooupè

© Cinzia Garbi

Morire di gioia – self timer, 2011. From the series Suicidi
© Cinzia Garbi. All Rights reserved     R I S P O S T E

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ANTONELLA MONZONI
Madame, 2005 – 2008
Color negative film
La vita discreta e appartata di una donna con un cognome che racchiude il mito delle origini della fotografia: Henriette Niépce, pronipote di Nicephore Niépce, prima moglie del regista Gillo Pontecorvo e sorella della famosa Janine, una delle prime photoreporter.

© Antonella Monzoni MONZONI_02 MONZONI_03 MONZONI_04

© Antonella Monzoni

© Antonella Monzoni. All Rights Reserved    R I S P O S T E

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MARIA SERENA PATANÉ

© Maria Serena Patané

Giorgia, 2008. Digital camera

© Maria Serena Patané

Nunzia, 2008. Digital camera. From the series Linosa

© Maria Serena Patané

Milano Notte. Rosa, 2009.  Digital camera

© Maria Serena Patané

San Berillo – Brigida, 2010. Digital camera

© Maria Serena Patané

Tiziana, 2007. B&W negative film

© Maria Serena Patané. All Rights Reserved     R I S P O S T E

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VANESSA RUSCI
So Ugly, 2006
Digital camera

© Vanessa Rusci © Vanessa Rusci © Vanessa Rusci © Vanessa Rusci © Vanessa Rusci

© Vanessa Rusci. All Rights Reserved     R I S P O S T E

Continua…

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Notte

 

Efrem Raimondi Polaroid 1998

 

La notte è un luogo.
Non un tempo…
Uno spazio nero céliniano che spazza via tutta ‘sta massa di orpelli e fastidi diurni: ‘st’accozzaglia accumulata nei secoli e che ogni mattina si ripresenta puntuale… il fatto che qualcuno riesca a sublimarla, finendo anche per essere appeso in un museo, non lenisce lo strazio di chi appeso non ci finisce.
Après.

La notte costringe a una scala visiva diversa. Ed è una manna se fai fotografia.
Perché pulisce, sottrae.
E il suo buio avvolge anche te.
Ma per quanto possa essere pesto il buio nel quale ti trovi, c’è sempre una luce da qualche parte. E la vedi distintamente.
Così un cerino diventa Sole.
Ci si misura con un altro ordine, quello dettato dalla sproporzione tra ciò che vedi e ciò che vorresti vedere. Ma la notte ti nega.
E ne devi prendere atto: è inutile andare a rovistare nei cespugli o dietro gli angoli dei marciapiedi nel tentativo ultimo di strappare alla notte una vista che non vuole darti.
Ciò che non vedi è soggetto al pari di ciò che vedi!
Perciò ficca entrambi nel tuo rettangolo.

Alla pellicola è subito chiaro. Perché è un supporto tendenzialmente neutro che non ha alcun mandato se non quello di coaudiuvare le intenzioni di chi la maneggia.
Entro il limite chimico, e fisico, della condizione che deve registrare.
Non ha alcuno scopo messianico e non intende salvarti dalle tenebre nelle quali ti trovi.
Anzi ti implora di assecondarle. Se no dà un immediato forfait.
E tu, rimani muto.
Il digitale invece no. E ha un ego che, diciamolo, ci guarda – proprio noi – con profondo disprezzo.
Il suo mandato è congenito: dimostrarci che ci vede meglio.
E non perde occasione per sottolinearlo.
Dobbiamo rimetterlo al suo posto! Cioè quello di mero supporto.
Altrimenti, se è nella notte che pirliamo, lui tenderà a pirlare per fatti propri. A rovistare tra cespugli e angoli di marciapiedi al solo scopo di dimostrarci per l’ennesima volta che lui può arrivare ovunque.
Perché è inutile: di cosa sia la percezione, se ne fotte.
Non è una colpa, è la sua natura. Mentre la colpa, e grave, è nostra se lo lasciamo fare.
Ma noi abbiamo una percezione? O ci appiattiamo al dettato del registratore di turno?

Più la notte è avvolgente, più la luce che trovi è squarciante.
Se non la trovi, portacela tu.
Fossero anche i fari della tua auto.
Che la trovi o che la porti, la luce è soggetto più che in qualsiasi altra condizione.
Più miri la luce che c’è, più è notte.
Io me ne occupo fin dove arriva. Non un millimetro oltre.
E da lì espongo senza tentennamenti dritto in faccia.
Qualsiasi faccia la luce abbia, è solo attraverso la sua esposizione che puoi restituire la notte che stai attraversando.
E non c’è alcuna delega, alcun automatismo che possa restituire la tua percezione.
Una questione di simbiosi…
La notte ha i tuoi occhi. Chiudili.

© Efrem Raimondi. All rights reserved

Efrem Raimondi - Polaroid 1998

From the series Appunti per un viaggio che non ricordo, Polaroid 1998. Available light.

Efrem Raimondi - Polaroid 1998

From the series Appunti per un viaggio che non ricordo, Polaroid 1998. Available light

Efrem Raimondi - Work, 2014

From the series Landscape2014. Full frame digital camera. Flash light

Efrem Raimondi - Work, 2013

From the series Landscape2013. Full frame digital camera. Flash light

VASCO ROSSI by Efrem Raimondi

Vasco Rossi, 2009. V-ide Eyewear adv. Medium format digital camera. Flash light
From the book TABULARASA, Mondadori 2012

Efrem Raimondi for INTERNI magazine

Rossella Rasulo, 2014. INTERNI magazine. Full frame digital camera. Flash light

Baustelle by Efrem Raimondi

Baustelle, 2010. Gioia magazine. Compact digital camera. Flash + available light

Efrem Raimondi for Playboy magazine

Laura Maggi, 2012. Playboy magazine. Medium format digital camera. Flash + available light

Efrem Raimondi iPhone Photography.

From the series InstaRanda, 2015. iPhone 4s. Available light

Efrem Raimondi iPhonephotography.

From the series InstaRanda, 2014. iPhone 4s. Available light

Efrem Raimondi iPhone Photography. 2013

From the series InstaRanda, 2013. iPhone 4s. Available light

Efrem Raimondi iPhone Photography.

From the series InstaRanda, 2015. iPhone 4s. Car lights

Efrem Raimondi-Work, 2015

From the series Landscape2015. Full frame digital camera. Available light

Efrem Raimondi iPhonephotography.

From the series InstaRanda, 2015. iPhone 4s. Available light

Efrem Raimondi iPhone Photography.

From the series InstaRanda, 2014. iPhone 4s. Available light

Efrem Raimondi- Work, 2015

From the series Landscape2015. Full frame digital camera. Available light

Randa Nero by Efrem Raimondi

From the series Gattini, 2002. 35 mm color negative film. Flash light

© Efrem Raimondi. All rights reserved

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SE

Efrem Raimondi iPhonephotography.SE…
SE chiudo gli occhi io vedo questo e aprirli è accessorio…
Un dettaglio inevitabile SE in qualche modo intendo riprodurre la mia falsità.
Mica puoi pensare che ci sia qualcosa di vero in ciò che mostro?
Mica puoi sperare che tutto sia sempre in ordine e che goda solo della tua goffa presunzione intellettuale che tutto spiega?
Però è reale. Esiste tuo malgrado la voglia di andar via…

SE tiro dritto lo sguardo, oltre l’ombra oltre la luce e oltre il cielo, io vedo questo.
Che è solo il margine millimetrico per scoprire che non esiste alcun centro: siamo tutto ciò che vediamo.
E per questo lo restituiamo.
Ciò che è incluso, esiste. Fuori di lì, non c’è nulla.
Nulla che ne valga la pena.
Nulla che ci riguardi.
Nulla da ricordare.

SE azzero l’idiozia e la fauna di questa domenica qualunque, io vedo questo.
Di ciò che è stato o che sarà, me ne frego.
E di chi prima e di chi dopo di me, qui dove sono ma anche un po’ altrove a dire il vero, me ne frego.
Esercito il mio arbitrio adesso.
E nei miei confini, faccio fotografia. Anche così.

Non pensare cazzo! Scatta.

Efrem Raimondi iPhonephotography.

Entrambe dalla serie InstaRanda, entrambe iPhone 4s:
Insta 55, Lago di Varese, 2015
Insta 52, Lago di Varese, 2015

© Efrem Raimondi. All rights reserved.

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Polaroid VS iPhone: BLA BLA… PRRRR!

© Efrem Raimondi - All Rights reserved


Ah… dkhjoirfv dfjcnjpsam, djojqg. Che poi kchikeepmlladfgheyfff deherioss hdgskoiof! Ah… jfklwkdf djhk1ki 16 fjkwfmk djquiodpcmnb cgietcfddfj dmje, dgwl, djhfllo hgkd stf.
Ah … stgh – urca!- albfdhyuwrk!! Bla Bla PRRRR…
Bla Bla Bla. PRRRRRR.

Beatriz - Polaroid by Efrem Raimondi

Beatriz, 1997
From the series Appunti per un viaggio che non ricordo. 1989 – 2001
Polaroid SX-70. Polaroid 600 BW film.
Print 100 x 100 cm.

Laura by Efrem Raimondi, iPhone Photography

Laura, 2015
iPhone 4s. Software, Silver Efex Pro 2: only add film grain.
From the series Insta_Randa, 2007 –
Print 50×50 cm

Mariateresa by Efrem Raimondi, Polaroid

Mariateresa, 1999
Polaroid SX-70. Polaroid 600 BW film.
From the series Appunti per un viaggio che non ricordo, 1989 – 2001
Print 100×100 cm

© Efrem Raimondi. All rights reserved

Dalla Polaroid all’iPhone.
Nessuna alternativa.
Nessun messaggio.
Si continua e ciao.

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MIA – Milan Image Art

MIA FAIR blog Efrem Raimondi

MIA, cioè Milan Image Art.
11-13 aprile… chissà perché ho sempre pensato durasse una settimana. A Milano tutto è formattato sulla settimana: Milan Design Week… Fashion Week e sicuramente qualche altro Week sparso.
Invece no: tre giorni.
Questa però è una chicca alla quale ho il grande piacere di partecipare.
Con una fotografia: L’Uno.
Il mio tram. Che mi ospita spesso. E io lo ritraggo.
Ma nello specifico è solo un dettaglio.
Una chicca vera Portfolio Milano. Nato da un’idea di Daniela Parolini, moglie di Patrizio Parolini, il mio adorato stampatore… quello che io gli davo dei negativi, sviluppati da Daniela, e lui mi restituiva delle stampe BN che urlano ancora.
Ogni tanto il rito si ripete anche adesso.
Non a caso il link Studio Parolini è nel blogroll di questo blog.
Da sempre. Ne riparlerò. Giuro.

MIA FAIR - L'UNO by Efrem Raimondi

Daniela è milanese e ama Milano. E c’è l’Expo. E tutti ne parlano in un modo o nell’altro.
Capisco bene cosa si prova… perché se pensi a Milano hai Jannacci nel cuore.
E lo vorresti urlare. Proprio come faceva lui.
Daniela ne parla con il fotografo Alessandro Scotti e con il GRIN – Gruppo Redattori Iconografici Nazionale – e si arriva al punto di questo omaggio fotografico a Milano: la galleria Bel Vedere Fotografia organizza, da sei anni credo, la mostra Prima Visione il cui soggetto è Milano ritratta nell’anno in corso… una immagine dell’anno prima non vale.
Sono molti i fotografi che hanno esposto, perché è di una collettiva che si tratta.
In questo cofanetto di cartone spesso che richiama palesemente quelli delle carte ILFORD, ce ne sono 24. Non ho chiesto il perché.
Me lo chiedo adesso…

MIA FAIR – PORTFOLIO MILANO

Quindi 24 fotografie formato 15 x 19 cm, carta Canson Infinity Fine Art.
Nella scatola 16 x 21.
Il progetto grafico è di Maurizio Zanuso e Rosanna Schirer.
La tiratura è aperta. So che al momento ne sono stati confezionati un centinaio.
Prezzo € 95,00. Il ricavato al netto delle spese, verrà devoluto a una ONG… a breve sapremo quale.
Il tutto esposto appunto al MIA nello stand dello Studio Parolini.
Successivamente sarà acquistabile direttamente alla galleria Bel Vedere Fotografia.

È un cofanetto prezioso… mi fa un piacere immenso esserci infilato dentro.

© Efrem Raimondi. All rights reserved

MIA FAIR - PORTFOLIO MILANO

MIA FAIR - PORTFOLIO MILANO

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